TORINO (15 gennaio 2025) – Ieri il tribunale di Torino ha condannato a venti anni di carcere in primo grado Nino Capaldo che uccise a martellate Massimo Lodeserto e ne nascose il corpo nella cantina del palazzo di via San Massimo 33.
di Sara Panarella
Lodeserto sparì già fine agosto ma il cadavere fu ritrovato solo il 4 dicembre 2023. Capaldo ha ammesso di aver commesso il fatto. Il movente sono i soldi. Lodeserto gestiva un’impresa di pulizie con una donna. Ad un certo punto s’impossessò di 100.000 euro e la donna si rivolse a Capaldo affinché agisse in qualità di mediatore per riaverli e questo fu il motivo dell’incontro tra i due uomini. Lodeserto si presentò con una pistola, effettivamente ritrovata dagli inquirenti. Era una pistola giocattolo ma probabilmente Capaldo fraintese e sentendosi minacciato passò all’attacco. Questa è la ,ricostruzione della difesa, l’avvocato Gianluca Orlando: “Valuteremo se fare ricorso e chiedere un secondo grado di giudizio“.
Capaldo in passato è stato affiliato al clan di camorristi Gagliardi-Fregnoli. Torino, dove si era trasferito, era la località protetta individuata per lui quando aveva deciso di iniziare a collaborare con la giustizia. Nel 2014 aveva già commesso un omicidio e adesso dovrà rimanere in carcere per i 20 di questa sentenza più i 13 della condanna precedente. Al momento dell’omicidio di Lodeserto era infatti agli arresti domiciliari.
Last modified: Gennaio 15, 2025